L'Abruzzo interno è l'esempio di quanto possa essere duro e perfino selvaggio il cuore di una penisola mediterranea celebrata per il suo clima e il suo patrimonio culturale. Eppure questa terra di montagne severe offre al visitatore non solo la grandiosità dei suoi panorami e l'aspra bellezza della sua natura, spesso incontaminata, ma anche le testimonianze di una storia antica. Ne restano segni cospicui nei suggestivi resti archeologici e perfino nella toponomastica, che ci richiama popolazioni protostoriche quali i Vestini, i Peligni, i Marsi. Ne restano - superstiti documenti di un lungo medioevo - le forme e le architetture dei tanti borghi arroccati sugli sproni montuosi, sui bordi delle conche interne, lungo i percorsi delle antiche vie dei guerrieri e dei pastori. Il massiccio spopolamento sottolinea la fragilità di un mondo economico e sociale che non ha retto il confronto con le forme del vivere moderno.
Il tour prevede il seguente tracciato: da Teramo a Pescara per complessivi 355 km, con tappe a L'Aquila e a Pescasseroli, avvicinando il Gran Sasso d'Italia nella prima tappa, attraversando gli altipiani del gruppo Sirente - Velino e il Parco Nazionale d'Abruzzo nella seconda, e scorrendo alla base della Maiella nella terza. Utilizza fra l'altro le strade statali 80 del Gran Sasso d'Italia, 83 Marsicana e 84 Frentana, più alcuni tratti di strade provinciali. Il percorso, prevalentemente montano, supera spesso i mille metri di altitudine e raggiunge quota 1.400 nel Parco Nazionale.
DA TERAMO ALL'AQUILA (73 KM)

TERAMO - GOLA DEL VOMANO
Uscendo da Teramo con direzione L'Aquila si va ad imboccare la statale 80 del Gran Sasso d'Italia, che inizia a risalire rettilinea il corso del fiume Tordino in paesaggio collinare; le case, isolate o raggruppate in piccoli agglomerati, sono sparse sulle pendici dal tenue declivio, tra ampi appezzamenti a seminativo sui quali spiccano talora vigneti di recente impianto e, nelle parti più basse, fitte alberature. Nello sfondo si apre lo scenario del Gran Sasso, con le masse del Corno Grande e del Corno Piccolo, dal caratteristico profilo che distingue il versante settentrionale da quello, più compatto, aquilano. Dopo l'abitato di Tordinia si passano il fiume e il modesto spartiacque che lo separa dal Vomano, sul cui fondovalle si distende il grosso borgo di Montorio al Vomano; la sua parte più recente è sviluppata nel piano, il nucleo medioevale su un'altura dominata dalle rovine di un forte. E' consigliabile una breve sosta nella grande piazza centrale sulla quale prospettano interessanti edifici; il più notevole è la parrocchiale di San Rocco, che nell'interno conserva grandi altari lignei settecenteschi policromi, caratteristica espressione di arte popolare assai diffusa nelle chiese dell'alto Teramano. Un ultimo tratto in piano precede l'ingresso in un dirupato vallone inciso dal Vomano, che la strada percorre tortuosamente nel margine inferiore della destra idrografica. Sul lato opposto emergono poderose stratificazioni con profonde fratture e pieghe molto accentuate. Le percepibili differenze morfologiche tra i versanti che delimitano la profonda gola del Vomano offrono al viaggiatore l'occasione per verificare le diverse caratteristiche geologiche dei due più grandi massicci dell'Abruzzo settentrionale: a sud il Gran Sasso, a nord i Monti della Laga.

GOLA DEL VOMANO - PASSO DELLE CAPANNELLE
Superato in galleria uno sperone roccioso, si vede a destra un piccolo lago stretto e allungato, formato dallo sbarramento del Vomano immediatamente a valle della confluenza col Rio Arno. Appena passato il lago si suggerisce di prendere la deviazione sulla sinistra, che ne risale la boscosa valle fino alla base del Corno Piccolo; la strada (circa 16 Km., uno dei percorsi paesisticamente più interessanti del Gran Sasso) a quota 1.005 tocca Pietracamela (consigliabile, più per gli arredi interni che per la dimessa architettura, una sosta alla parrocchiale di San Leucio), che tra le numerose vecchie case in pietra, con tipici ballatoi nella parte posteriore, annovera un edificio della fine del '300 con due bifore di mirabile fattura. Il tracciato, faticoso per l'acclività ma suggestivo per gli spettacolari scorci sul massiccio dominato dal Corno Piccolo, raggiunge quindi una radura circondata da faggi secolari, al limite inferiore dei Prati di Tivo, nome col quale si indica un vasto declivio erboso di natura morenica, trasformato in stazione sciistica e utilizzato come base di partenza per escursioni e ascenzioni. Per la discesa, in alternativa, dopo Pietracamela può essere utilizzata la strada che tocca Intermesoli e Fano Adriano, borgo notevole, quest'ultimo, per la superstite edilizia antica in pietra e per documenti della tradizionale arte dell'intaglio ligneo. La statale procede lasciando in alto sulla destra il piccolo agglomerato di Senarica, degno di memoria per essersi costituito in repubblica nel trecento e per avere stipulato un trattato di alleanza con Venezia. Poco oltre, sempre da destra, affluiscono al Vomano le acque del Rio Fucino, emissario del Lago di Campotosto. La valle si restringe ancora in gole imponenti, mentre la strada sale con pendio più forte. Dopo due brevi gallerie, immediatamente prima delle poche case di Ortolano, sospese sulla valle profondamente incisa, si entra nella provincia dell'Aquila. Sulla sinistra appare il piccolo e pittoresco lago artificiale di Provvidenza, formato dallo sbarramento subito a valle della confluenza col Chiarino, torrente che convoglia copiose acque carsiche del Gran Sasso. Nei pressi è posta una grande centrale sotterranea che riceve in galleria forzata le acque dell'ampio bacino artificiale di Campotosto; creato nel 1951 in una sovrastante conca torbosa, questo costituisce il serbatoio di testa del sistema idroelettrico del Vomano, il maggiore della regione, la quale, com'è noto, ha la massima produzione di energia idroelettrica della penisola. Il Lago di Provvidenza è un bacino di compenso, che riconvoglia, cioè, le acque al Lago di Campotosto mediante un potente apparato di pompaggio, in periodi di sovrabbondanza di energia. In paesaggio più aperto, fra pendii erbosi, cespugli e qualche faggio intercalato a cedui, si lascia a destra il bivio per Campotosto, oltre il quale la statale si inerpica nella valle dell'Acqua Santa (bacino sorgentifero del Vomano) fra pascoli magri e calcari affioranti, e raggiunge il Passo delle Capannelle (1299 m.), lungo lo spartiacque fra i bacini del Vomano e dell'Aterno; sulla sinistra spiccano le strutture di una potente stazione elettrica che smista, in buona parte al di fuori della regione, l'energia prodotta dalle centrali del Vomano.

PASSO DELLE CAPANNELLE - L'AQUILA
Dopo il bivio per Assergi, la strada scende ripida e tortuosa, con ampie vedute verso la conca aquilana, i monti Simbruini, il gruppo del Velino, il Terminillo. I pascoli lasciano spazio a fitti boschi interrotti da tratti spogli e degradati, con estesi fenomeni di erosione calanchiforme su biancheggianti calcari farinosi, che le opere di sistemazione del suolo cercano di contenere. Le abitazioni riprendono all'altezza del borgo compatto di Arischia, e così pure le superfici coltivate e arborate, che accompagnano nella discesa verso il fondovalle dell'Aterno, al limite nord-occidentale della conca aquilana. Qui giunti, dopo il bivio per Pizzoli la strada si biforca ancora: a sinistra l'itinerario prosegue per L'Aquila, mentre a destra, avendone l'opportunità, si può raggiungere in breve l'area archeologica di Amiternum (città sabina ove nell'86 a. C. nacque Sallustio Crispo) e visitarvi l'insigne anfiteatro romano (al di là dell'Aterno, sulla sinistra del raccordo per la statale diretta a Rieti), dal perimetro ancora integro. Percorso un ulteriore breve tratto della statale del Gran Sasso, un'altra sosta è consigliata a San Vittorino: il suo complesso di San Michele - chiesa romanica restaurata nel '500, cripta ricca di materiale classico, catacomba detta di San Vittorino - è uno dei monumenti più importanti d'Abruzzo. La prima frazione dell'itinerario è vicina alla meta; la strada si snoda con belle vedute verso la conca aquilana, nella quale il disegno geometrico dei campi tende, con l'avvicinarsi al capoluogo, a essere sopraffatto dal paesaggio industriale. Sottopassato l'alto cavalcavia dell'autostrada A24, la statale 17 penetra, attraverso i sobborghi occidentali e la porta Roma, nella città.

DALL'AQUILA A PESCASSEROLI (120 KM)

L'AQUILA - ROCCA DI MEZZO
Dalla basilica di Collemaggio si scende a svolte a intersecare l'alberato "stradone" per Pescara, al di la del quale ha inizio la statale 5 bis che, attraverso gli altipiani delle Rocche, mette in comunicazione la conca aquilana con quella del Fucino. Si varca subito l'Aterno, il maggior fiume d'Abruzzo, che scorre in piano fra campi e seminativo arborato. Mantenedoci al margine fra la fertile piana e il lungo rilievo calcareo del monte d'Ocre, si raggiunge in breve Civita di Bagno, l'antica Forcona dei vestini; già sede vescovile, conserva la cattedrale medioevale (XI-XII secolo), della quale il restauro ha riportato alla luce le strutture originarie. La salita si fa più ripida, mentre il panorama si dilata progressivamente sulla allungatissima conca dell'Aterno, chiusa nello sfondo dalla grandiosa bastionata del Gran Sasso con la vetta del Corno Grande. Sulla sinistra si susseguono i diversi villaggi che compongono il comune di Ocre (interessante l'escursione a piedi al poderoso omonimo castello). Sempre a sinistra si dirama una variante per Rocca di Mezzo, più agevole e panoramica del vecchio tracciato della statale, alla quale si ricongiunge 14.5 km. più avanti. Il rettifilo iniziale, a tenue pendenza, si apre su una delle più belle e vaste vedute di tutto l'Abruzzo, dal Gran Sasso alla Maiella. In basso, oltre ai villaggi di Ocre e alla piana dell'Aterno, si scorgono alcune doline e il tondo laghetto carsico di San Giovanni. Una brusca impennata segna il mutamento del paesaggio, ora caratterizzato da pascoli magri alternati a ceduo misto di faggio e a cespugli di macchia degradata. Sorpassate a sinistra le vecchie case in pietra di Fontavignone, si raggiunge Terranera, sul margine settentrionale degli altipiani delle Rocche. Con tracciato leggermente rialzato sulla distesa di prati la strada lascia lontano, a destra, l'agglomerato compatto di Rocca di Cambio, mentre vicino, immediatamente alla base del bordo calcareo, il carsismo è reso evidente da un inghiottitoio che accoglie le acque di un limitato reticolo superficiale. Un breve tratto fiancheggiato da pioppi porta a Rocca di Mezzo, il cui pittoresco nucleo di vecchie case in pietra è ormai in buona parte nascosto dalle nuove costruzioni, al di sopra delle quali, tuttavia, lo sguardo spazia sui piani e sulle grandi vette, dalla cuspide del Velino al Corno Grande.

ROCCA DI MEZZO - AVEZZANO
Due rettilinei conducono alla base della barra calcarea che separa i due maggiori piani, superata con breve salita fino all'abitato compatto di Rovere, da cui verso ovest si dirama la strada per il più piccolo Piano di Pezza, con un rifugio utilizzato per le escursioni al Monte Velino. In leggero pendio la statale discende al piano di Ovindoli, con ampia veduta, a sinistra sul Sirente, a destra sul Monte Magnola. Superato un laghetto carsico circolare, si raggiunge Ovindoli, grosso agglomerato con le case più antiche sporgenti sul dirupato orlo meridionale dell'altopiano. Ha inizio la ripida discesa nella gola del rio di San Potito, tra fitti boschi di pino nero che terminano all'altezza di un impianto di lavorazione delle rocce asfaltifere locali, ora inattivo. Oltrepassato l'abitato di San Potito, verso il basso si comincia a vedere un lembo della Piana del Fucino, mentre intorno il paesaggio perde i caratteri alpestri. Più avanti si abbandona la statale prendendo a destra la strada per Santo Iona, piccolo centro con il nucleo antico su uno sperone al di sopra dell'omonimo rio, dominato da fortificazioni medioevali sulle quali svetta un bel torrione cilindrico. La provinciale si snoda a curve e saliscendi sul versante meridionale del Monta Magnola, e dopo un buon tratto prende a scendere verso la regione marsicana. Presso un quadrivio, procedendo direttamente per una strada di 2.5 km. si raggiungono, in prossimità dell'abitato di Albe e della bella chiesa romanica di San Pietro, gli scavi di Alba Fucens. Ritornati al quadrivio, si imbocca la strada che in breve raggiunge Avezzano. Capoluogo della Marsica, collocata al limite occidentale della Piana del Fucino, la città ha vissuto nel passato due episodi determinanti per il suo aspetto urbanistico ed economico: il prosciugamento, completato nel 1875, del lago del Fucino, che trasformò radicalmente l'ambiente e la vocazione produttiva dell'area, e il catastrofico terremoto del 1915 che rase al suolo col cento principale quasi tutti gli abitati marsicani. Non risparmiata neppure dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, Avezzano ha l'aspetto delle città pianificate, con monotoni edifici antisismici; solo il castello Orsini, pur modificato, resta a testimonianza dei secoli passati.

AVEZZANO - PESCASSEROLI
Si lascia la città in direzione Pescara per prendere la via Tiburtina Valeria (statale 5) che si abbandona nell'abitato di Paterno alla volta di Celano. Di questo grosso borgo, con le case agglomerate sul pendio in pittoresca e panoramica disposizione, è meritevole di visita il poderoso castello tre-quattrocentesco, munito di quattro torri merlate e di una cinta esterna rafforzata da torrioni cilindrici. Ridiscesi alla statale 5, se ne percorre un altro breve tratto, fin poco oltre il bivio per Cerchio, dove si prende a destra la statale 83 Marsicana, aperta verso il paesaggio di bonifica della Piana del Fucino: grandi campi a seminativi nudi riquadrati da lunghi filari di pioppi che costeggiano strade e canali. Oltrepassata Pescina, di cui è riconoscibile in alto il vecchio nucleo (anteriore alla catastrofe sismica del 1915) che diede i natali al Cardinale Giulio Mazzarino e a Ignazio Silone, si prosegue sull'orlo della piana, limitata a sinistra da aspre pareti calcaree traforate da numerose grotte, alcune delle quali abitate nella preistoria. Sorte analoga a quella di Pescina è condivisa, più avanti, da Gioia dei Marsi, dove ha inizio la salita per il Passo del Diavolo, valico sullo spartiacque fra Tirreno e Adriatico. Prima dell'abitato di Gioia Vecchio (recentemente ricostruito attorno alla grande chiesa) corre il perimetro del Parco Nazionale d'Abruzzo. Valicato il Passo del Diavolo (1400 m.), si scende tra faggete e pascoli seguendo il corso del Sangro che, subito sotto le sorgenti, incide un profondo solco, spesso imbrigliato artificialmente. La valle si allarga in un'ampia conca all'altezza di Pescasseroli, nome derivato, secondo l'etimo proposto da Benedetto Croce (che vi ebbe i natali nel 1866), da "pesculum ad Sarolum", cioè "masso presso il piccolo Sangro". Oggi è uno dei maggiori centri di villeggiatura e sport della montagna della regione.

DA PESCASSEROLI A PESCARA (162 KM)

PESCASSEROLI - ROCCARASO
La statale procede nella stretta vallelasciando prima a sinistra la strada per il pittoresco villaggio di Opi, poi a destra quella per la Forca d'Acero, valico di comunicazione con la Ciociaria. Sempre a destra si succedono le strade per la Val Fondillo e la Camosciara, aree tra le più affascinanti del Parco, consigliate per escursioni e soste "naturalistiche". All'altezza di Villetta Barrea, al riaprirsi della valle occupata dal Lago di Barrea, a sinistra si dirama la strada per Scanno: la deviazione (quasi 27 km. di strada alquanto tortuosa) è consigliabile per l'interesse ambientale e urbanistico della cittadina. All'altro capo del bacino si passa Barrea e, all'altezza del Colle della Croce (1164 m.), si esce dal perimetro del Parco per scendere ripidamente su Alfedena, antico centro sannita che conserva del sistema difensivo medioevale gli avanzi dela castello con una torre ottagonale. Dopo il borgo, il Sangro forma una piana che la strada percorre in rettifilo, innestandosi al ponte Zittola nella statale 17. Pure rettilinea, a sinistra quest'ultima conduce in breve a Castel di Sangro, vivace cittadina con parti medioevali d'interesse ambientale e uno scenografico Duomo barocco. La strada attraversa il Sangro e, dopo un rettifilo alberato, risale con ripido pendio la valle del Raso: a sinistra, sul versante del Monte Arazzecca si inerpica l'ardito tracciato della ferrovia Isernia-Sulmona. Con una serie di curve si guadagna l'altopiano di Roccaraso, il più meridionale degli Altipiani (o "quarti") Maggiori d'Abruzzo, un sistema di depressioni ad altitudini medie di oltre 1.200 metri, esteso per 25 km. quadrati. Allungata alla sinistra della statale, Roccaraso è la più importante località sciistica d'Abruzzo, e sede tradizionale di villeggiatura estiva. Distrutto dalle mine tedesche, il paese fu interamente ricostruito; assai più del piccolo borgo di tono dimesso abitato stabilmente, tuttavia, quello che oggi dà il carattere dominante a Roccaraso è lo sviluppo edilizio "vacanziero", composto dalla cosiddetta "trilogia urbana di case, strade, parcheggi".

ROCCARASO - FARA SAN MARTINO
In un continuum abitativo, si è presto in vista di Rivisondoli, altro antico villaggio che l'industria turistica ha "sdoppiato", affiancandogli un agglomerato di condomini e residence del tutto fuori scala. La loro vista accompagna anche lungo la statale 84 che l'itinerario prende a seguire verso destra (la 17, attraversato il Piano delle Cinquemiglia, scende a Sulmona), in direzione di Chieti. Correndo nel piano erboso parallelamente alla ferrovia, si giunge al bivio per Pescocostanzo, borgo di notevole qualità ambientale, in cui è irrinunciabile la visita alla Basilica collegiata. Dal bivio la statale 84 percorre il più settentrionale degli Altipiani Maggiori, il quarto Santa Chiara, e al Valico della Forchetta inizia la discesa nello stretto solco del fiume Aventino. Da Palena, paese risorto dalla rovine dell'ultima guerra, è interessante osservare la dissimmetria dei versanti della valle, che in questo tratto, inciso da una profonda faglia, è detta "tagliata degli Abruzzi": a occidente le strapiombanti masse calcaree della Maiella, a oriente ondulati e instabili pendii argillosi, fortemente incisi alla base, a tratti coperti di olivi. Per la composizione calcarea della sua natura geologica, la Maiella, il più importante gruppo dell'Appennino centrale dopo il Gran Sasso, è frequentemente traforata da grotte carsiche; una delle più belle, e l'unica attrezzata per la visita, è la grotta del Cavallone (vi si accede per cabinovia, a pochi chilometri da Palena), detta anche "della figlia di Iorio", da quando Francesco Paolo Michetti la raffigurò nello scenario della tragedia dannunziana. Dopo l'abitato di Lama dei Peligni, sovrastato da Monte Amaro (2793 m.), massima elevazione della Maiella, l'interesse paesistico del territorio aumenta con l'accentuarsi del carattere tormentato della morfologia. In un susseguirsi ininterrotto di curve che assecondano l'andamento frastagliato del versante, si lascia la statale 84 (per Casoli) e si imbocca a sinistra la 263 (per Guardiagrele), scendendo a Fara San Martino. Il centro, assurto a notorietà nazionale per la produzione di paste alimentari, è dominato dallo squarcio del Vallone di santo Spirito che si apre con imponenti rocce quasi verticali.

FARA SAN MARTINO - PESCARA
assato il fiume Verde, si prende a salire tortuosamente fino a Pennapiedimonte, centro aggrappato a un aguzzo sperone proteso sul canyon del fiume Avella, caratteristico per le lunghe vie a gradini. Procedendo fra ripidi calcari boscosi sulla sinistra e tenui ondulazioni collinari variamente coltivate a destra, superato un calanco, tipica forma di erosione dei terreni argillosi, si raggiunge il bivio per Guardiagrele cui, abbandonata la statale 263, si scende con belle vedute sulla ondulata distesa delle colline subappenniniche digradanti verso l'Adriatico. Guardiagrele è borgo di bell'aspetto e di antica origine, centro d'arte e di tradizione artigianale orafa. Riconosciuto vanto della città è il maestro Nicola da Guardiagrele (1380-1471), cui va il merito di aver importato, traducendole nell'oro e nell'argento sbalzati, le forme del rinascimento toscano. Delle sue squisite opere, croci processionali soprattutto, una è custodita nel tesoro di Santa Maria Maggiore, monumento religioso cui va il massimo interesse della visita. Si scende a imboccare l'ampia recente strada a scorrimento veloce per Chieti, che con tracciato regolare accompagna verso il fondovalle del fiume Foro. Alcuni lembi a vigneto specializzato richiamano la diffusione, maggiore più a valle, del "capanneto", tipico metodo colturale per produzione di uva da tavola. Così è anche nella valle dell'Alento, che si percorre per breve tratto lasciando in alto a destra, su un colle in parte a olivi, il grosso centro di Bucchianico, dove il 25 Maggio si svolge una nota festa in costume "dei Banderesi". Varcato l'Alento, la strada confluisce nella vecchia statale 81, che ripida risale l'opposto versante al cui sommo si allunga Chieti. Nel corso della sosta in città, è opportuno mettere in conto la visita al Museo Archeologico Nazionale, ai resti romani dell'antica Teate e alla Cattedrale di San Giustino. Da Chieti una superstrada ("Asse attrezzato") oppure la statale 5 Tiburtina, conducono a Pescara, la più grande città abruzzese, nella quale si consiglia una visita al Museo-Casa natale di Gabriele D'Annunzio.