Anche il ballo è una delle tradizioni che si tramandano nel tempo: qui troverai una selezione delle migliori musiche che tutt'oggi si ballano nelle feste di piazza. Interessante inoltre notare come anche il "canto a braccio" dei poeti estemporanei trovi radici nella società contadina dei tempi passati ed ancora oggi è una tradizione che si interessantissima da ascoltare anche tra i giovani. Buon divertimento...!

BALLI POPOLARI

SALTARELLO
Tipica danza di festa dell'Italia centrale che ancora oggi e considerato "Spaccagambe" per la sua velocità di esecuzione e che spesso crea delle vere e proprie sfide tra suonatori e ballerini con l'inserimento improvvisativo a tema dei cantatori.
Il saltarello si diffuse in Europa e anche in Italia, dove la forma popolare attecchì, in modo particolare, nelle regioni dell'Italia centrale. Qui finì per diventare un vero e proprio ballo di corteggiamento, con movimenti relativamente semplici che consistevano prevalentemente in una serie di giri, durante i quali i partners si trovavano di fronte o a fianco, sotto braccio, orientati in senso opposto. I salti, che inizialmente erano una caratteristica fondamentale del ballo nella sua versione contadina, con il tempo scomparvero. La musica si mantenne sempre vivace ed allegra: il ritmo era scandito da vari strumenti, ma fu immancabile il tamburello. In tempi recenti, nelle aree geografiche dove si è mantenuta viva la tradizione di questo ballo, strumento principale è diventata la fisarmonica o l'organetto.
Si balla a coppie o a gruppo. I danzatori si tengono uniti con le braccia allacciate sulle spalle e i corpi un poco curvi in avanti. Questa posizione fa si che i corpi seguano, senza scomporsi, i movimenti delle gambe e dei piedi che scivolano sul terreno, dando l'impressione che non se ne stacchino mai.
QUADRIGLIA
Deriva dalla contraddanza e si è sviluppata in tutta l'Europa, a partire dal XVI secolo, sia come danza aristocratica che come ballo popolare. La quadriglia è nata in Francia come ballo di società ed ha conosciuto il suo massimo successo nella seconda metà dell'Ottocento quando in tutte le Corti principesche era d'obbligo ballarla. Il più famoso organizzatore di quadriglie è stato il coreografo Trenis che, ai tempi dell'Impero, radunava a Parigi i più bei nomi dell'aristocrazia.
La quadriglia è' stata molto curata, studiata, imitata. Esperti maestri l'hanno trasformata attraverso i decenni in un ballo molto complesso, ricco di figure aggraziate e di movimenti cortesi. In ultima analisi la quadriglia è paragonabile ad un complicato e piacevole cerimoniale. La si ballava a gruppi di quattro coppie di ballerini o multipli di quattro.
MAZURKA
Da quando è entrata in Italia, nella seconda metà dell'800, la mazurka è stata sottoposta ad una serie di elaborazioni. Trattandosi di una danza molto amata e molto praticata, numerose sono state le personalizzazioni che ha subito da parte dei ballerini e le caratterizzazioni regionali e locali. Basti pensare che agli inizi dell'800, quando essa era ballata in quasi tutta l'Europa, si arrivò a catalogarne ben 56 figure. Oltre ad un numero considerevole di variazioni, abbiamo anche diverse tecniche di ballo. La figura denominata camminata progressiva bilaterale è in realtà un modo tutto particolare di gestire le varie fasi del ballo: dalla camminata, ai giri, allo stop.
POLKA
Il ritmo della polka è facilmente assimilabile anche da parte di coloro che non sono 'ballerini'. Per questo motivo tale ballo si è molto diffuso nei vari strati della popolazione. Tante persone eseguono a livello istintivo dei passi e dei movimenti perfettamente compatibili, pur senza avere mai studiato una tecnica specifica. C'è chi effettua dei passi camminati, chi improvvisa dei saltelli, chi alterna gli uni agli altri.
Prescindendo dalla varietà e dalla molteplicità delle figure di Polka esistenti nella pratica quotidiana, ai fini delle competizioni (che sono riservate esclusivamente all'Italia), è stato fissato un programma cosiddetto unificato a cui si deve fare obbligatoriamente riferimento. Danza vivace, con movimento rapido, in cui assume grande importanza, non la coppia ma i due collettivi separati: quello maschile e quello femminile.

MUSICA E CANTO A BRACCIO

CANTO A BRACCIO
Il canto a braccio è un aspetto tipico della società contadina. La vita contadina, specialmente quella vissuta tra le montagne d'Abruzzo, pur essendo spesso segnata da stenti e sacrifici non mancava di momenti lieti, celebrati dai poeti a braccio in ottava rima nelle aie, nelle osterie, nelle feste. Predominava il genere satirico, ma non mancava quello serio. I temi erano svariati: religioso, familiare, amoroso, burlesco, sociale, di cronaca e di politica, la natura; per non parlare delle guerre che hanno insanguinato l'Italia in passato.
Per rendere più divertenti le tenzoni poetiche i temi venivano trattati, come suol dirsi, a contrasto: suocera-nuora, padre-figlio, montagna-pianura, mare-cielo, prete-contadino, pastore-impiegato, quiete-tempesta, ecc. Non mancavano i temi epici e altri.
Nel tascapane dei pastori forse qualche volta poteva mancare il pane, ma non certo i libri poetici (Tasso, Ariosto, Pulci, Dante, Omero ed altri).
Sono rimaste poche le persone che, con impegno e passione, cercano di mantenere in vita la pratica del canto a braccio, ed è a loro che deve andare principalmente il nostro ringraziamento, la nostra ammirazione.
OTTAVA RIMA
L'ottava rima incatenata era la tecnica più usata con una strofa composta di otto endecasillabi rimati, che seguono lo schema ABABABCC, quindi i primi sei endecasillabi sono a rima alternata, e gli ultimi due a rima baciata ma diversa da quelle dei versi precedenti, e uguale a quella del primo verso dell'ottava successiva.
Un esempio di ottava a rima tratta dall' "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto :
- A - Or, se mi mostra la mia carta il vero,
- B - non è lontano a discoprirsi il porto;
- A - sì che nel lito i voti scioglier spero
- B - a chi nel mar per tanta via m'ha scorto;
- A - ove, o di non tornar col legno intero,
- B - o d'errar sempre, ebbi già il viso smorto.
- C - Ma mi par di veder, ma veggo certo,
- C - veggo la terra, e veggo il lito aperto.

La bravura del poeta, il cui scopo era anche quello di mettere in difficoltà l'avversario suscitando l'ilarità degli astanti, consisteva nel chiudere l'ottava con una rima molto difficile: chi seguiva, oltre a rispettare il tema, doveva iniziare con un verso che aveva la stessa rima, appunto per "incatenare" l'ottava.