Il testo è stato preso da un saggio a cura di Stefano Rocchi e Maria Rita Lorenzetti che si intitola "Appunti_su_Cabbia_di_Montereale_AQ_tra_Quattro_e_Cinquecento__Quaderni_Borromaici_3_2016".
Li ringraziamo a nome di tutta Cabbia per l'impegno e la serietà dei loro studi
e del contributo che continuamente danno al nostro paese.
TOPONOMASTICA

Il toponimo originario è La Caja latinizzato in Caya, Cabia o Gabia, nei documenti ecclesiastici del Cinquecento, e variamente italianizzato come Cabia, La Cabbia, Cabbia o Gabbia.
Il nome risale dal latino cavea (donde anche l'it. gabbia), secondo un processo cavea > cavia > caja.
Due considerazioni ancora sul significato di cavea/Caja/gabbia: il paese, nel suo nucleo originario, sorge su uno sperone roccioso sul fianco del monte Gabbia: sicchè la località potrà essere apparsa come una "gabbia che racchiude o che isola" solo a chi la osservasse dalle montagne che la abbracciano a semicerchio. Per chi invece lo raggiungesse dall'antica strada proveniente dal villaggio di Fiugni o dalla mulattiera risalente dal vicino paese di Marana, l'abitato appare come montato su una cabia, parola mediolatina indicante una gabbia che funge da sostegno o rialzo.

Un dubbio però ci rimane.... si chiama Cabbia o Gabbia?
Ci ha risposto Concezio Salvi: "Il paese prese il nome di Caja da Valle Caja, la valletta posta sotto la Palommara tra Lu Fossatu e jò e Lu Pantanicciu. Ancora oggi esiste la dicitura Alacaja intendendosi la parte di quella valletta verso il villino e la casa di Nando. Alacaja probabilmente da v-allecaja. Quando, forse nei primi decenni del secolo scorso, il nome è stato "italianizzato" la Caja è diventata inizialmente Gabbia e non Cabbia poichè foneticamente è più facilmente pronunciabile e dalla pronuncia verbale si è poi passati alla parola scritta. Inizialmente i Cajani non si preoccuparono di ciò, sia perchè alla prese con problemi più pressanti, sia perchè il livello culturale era modesto. Successivamente, dopo gli anni Sessanta del secolo scorso, con una elevata percentuale di laureati e diplomati tra i Cajani, qualcuno ha iniziato a trovare "sconveniente" il termine "Gabbia" anche perchè soggetto a salaci battute: "gabbia di matti", "ma voi vivete in gabbia", "vi hanno rinchiusi in gabbia" etc... etc... Questo ad esempio ha portato che le scritte stradali, fatte dal Comune di Montereale, che indicano gli ingressi del paese riportano la dicitura CABBIA con la "C". Ricordo vagamente che quelle indicazione stradali inizialmente erano state fatte con la dicitura Gabbia ma furono subito fatte cambiare prima di essere posizionate. Tutti questi passaggi, nel corso dei decenni, hanno portato alla presenza contemporanea delle due diciture anche su piantine geografiche o similari. Da qui i dubbi di alcuni.Per tutto quello precedentemente esposto, per me, il nome corretto è CABBIA e non GABBIA. Probabilmente tra qualche decennio la dicitura con la "G" andrà progressivamente ad estinguersi. Siamo riusciti finalmente ad uscire dalla Gabbia!!!"

MEDIOEVO 1000-1200

Le origini di questo popolo affondano le radici nel tardo Medio Evo intorno al 1100 d.C., al più presto si può ipotizzare come orizzonte cronologico per la nascita dell'insediamento la metà ca. del XIII secolo; mentre si può parlare con certezza della sua esistenza solo nella seconda metà del XV.
Nell'antica Palarzano potere secolare dei Conti di Mopolino era presente una colonia di persone venute da altri Stati (essendo zone di confine fra lo stato Vaticano e gli altri regni non se ne può attribuire l'esatta provenienza. Questa colonia per ragioni sconosciute si divise in due gruppi: uno andò ad insediarsi nel Comune di Cagnano Amiterno fondando il paese di Termine, l'altro puntò verso Nord-Est e diede origine all'antica GABBIA.
Se si vanno a verificare, infatti, i cognomi e i caratteri somatici (capelli biondi o rossi e occhi chiari), ci si rende conto che l'origine è esatta. Lo storico Antinori registra a GABBIA nel 1200 la prima famiglia dei Raparelli, oggi scomparsi, ma ancora oggi abbiamo la costruzione dove hanno vissuto (Fosse Raparellu); nel paese di Termine questo cognome ancora esiste.

Il paese fu poi annesso alla comunità del Montis Regalis e ne seguì le vicissitudini.
Il Castrum Montis Regalis, l'attuale territorio di Montereale, fu un borgo ben fortificato e non senza fama nei fasti della storia dell'Abruzzo Aquilano: la città dell'Aquila, fondata da Federico II sul luogo della romana Amiternum, fu la seconda città più importante del Regno di Napoli e tutti i suoi comuni, specialmente quelli di frontiera, ne condivisero la gloriosa storia.
Montereale nacque in seguito all'incastellazione di alcune delle dette villae o pagi già presenti nel territorio (ad esempio Fano, Marana, Pago, Paganica, Noveri), all'incirca negli stessi anni e sul modello della fondazione della città dell'Aquila da parte dei castelli della valle amiternina: al 1254 data, infatti, il diploma dell'imperatore Corrado IV che sancisce la fondazione di Aquila, mentre al 1257 risale la prima menzione di Mons Regalis.
La villa di Cabbia, tuttavia, non è nel novero dei villaggi "fondatori" di Montereale e la sua chiesa parrocchiale parrebbe assente dai registri più antichi delle chiese del 1200 e delle rendite (XV secolo) del vescovado reatino: essa è nominata per la prima volta ufficialmente solo nella visita pastorale del 1549 e in un documento di tradizione indiretta del 1527.
Durante il dominio degli Svevi e degli Angioini il Monte Regalis fu messo a capo di una vasta comunità che comprendeva gli attuali comuni di Montereale, Capitignano e Mascioni. Più tardi formò parte del feudo di Margherita d'Austria (LA SIGNORA) che rappresentò il nipote Carlo ancora minorenne e quindi fece parte dell'immenso impero di Carlo V, impero "sul quale non tramontava mai il sole".

PERIODO 1400-1500

Il Quattrocento
Una certezza storica è che sullo scorcio del XV secolo il paese e la sua chiesa esistevano. È stato infatti possibile rintracciare almeno due date assolute:
La prima è il 5 maggio 1480, quando, per intercessione del beato Andrea da Montereale, sarebbe avvenuta a la Cabbia la miracolosa guarigione di tale Sanzio di Buccio (G.B. Cotta, Vita prodigiosa del beato Andrea da Montereale, presso Costantini, Perugia 1726, p. 129)
La seconda è di maggiore momento, in quanto testimonia dell'esistenza e agibilità della parrocchiale di Santa Maria alla fine del Quattrocento: la campana grande della chiesa, rovinosamente caduta nel 1963, recava l'indimenticabile data 1492. Questa informazione permette di stabilire un ante quem assoluto per la chiesa, indipendente da considerazioni stilistico-architettoniche sulle strutture conservate (Per altro piuttosto difficili per la presenza di brutti intonaci novecenteschi che impediscono l'osservazione degli apparecchi murari) e anche su un affresco di recente riscoperto e restaurato.

Il Cinquecento
Sono soprattutto i resoconti delle visite pastorali effettuate dai vescovi di Rieti nel corso del secolo a fornire preziose e varie notizie sulle vicende cinquecentesche del paese.
Le visite pastorali fanno innanzitutto intravedere, nelle sue linee essenziali, la storia della chiesa parrocchiale: le ristrutturazioni e le modifiche apportate negli interni; le fosse per le sepolture; i santi in essa venerati; gli elenchi dei beni mobili e immobili; il clero officiante, cioè un arciprete e dei canonici.
In secondo luogo, già nella prima visita conservata (1549), sono menzionate la chiesa rurale di San Rocco, tuttora esistente a un tiro di schioppo dal centro del paese, e una chiesa di Santa Lucia. Come per la parrocchiale, non è dato sapere quando precisamente la chiesa di San Rocco sia stata eretta, ma è ragionevole collegare l'istituzione del culto del santo di Montpellier a Cabbia all'epidemia di peste diffusasi nell'Aquilano, così come in altre parti dell'Italia meridionale, negli anni venti del Cinquecento.
La chiesa di San Rocco presenta in facciata due finestre quadrate con grata, che costituivano elemento caratterizzante delle chiese cosiddette tratturali, in quanto permettevano ai pastori di seguire le funzioni dall'esterno senza abbandonare la custodia della greggia. Le chiese tratturali erano inoltre spesso provviste di un pronao, che nel nostro caso è sostituito da una più modesta tettoia in legno su piedritti in pietra, che potrebbe comunque essere un'aggiunta successiva.
Ed è forse alle attività pastorali, praticate sulle brulle montagne intorno al paese e principale fonte di reddito di tutta la valle amiternina, che sono da collegare due convenzioni stipulate nel 1544 e nel 1552 dai "comuni della Gabbia e Montereale" con i confocolieri della piana di Cascina e gli abitanti di Cagnano, probabilmente per usi di pascolo e per l'accesso all'acqua.

Disputa
I Cabbiesi sono un'antica popolazione di genuini agricoltori e pastori, sani e robusti dai movimenti lenti e pacati ma di indole vivace; carattere sereno e quasi rassegnato alla miseria ma belligeranti e sempre pronti a reagire per difendere i propri diritti: ne abbiamo un esempio pratico dalla controversia contro la comunità di Cesaproba nel 1576 causata dal possesso del Monte Brignola che costrinse l'intervento dell'Uditor Generale Boiardo con l'esercito dell'Aquila.
la storia ricorda che c'era un ulteriore abitato un tempo sito nelle vicinanze di Cabbia, il castello di Monte Orsello (o Montorsello), che venne via via spopolandosi, durante il basso Medioevo e nel Quattrocento, fino a risultare completamente abbandonato nel secolo XVI. Il castello è in realtà dato dalle fonti antiquarie come l'antecedente del vicino paese di Cesaproba. Montorsello aveva due chiese, Santa Maria e Santa Lucia, entrambe dipendenti dall'abbazia di San Lorenzo di Ville di Fano. Se il sito di Monte Orsello è localizzabile più vicino a Cesaproba, nelle prossimità di Cabbia si conserva invece il toponimo "Costa (o Coste) di Santa Lucia", possibile ubicazione della chiesa omonima. Durante la visita pastorale del 1549 il parroco di Cabbia, richiesto dal vescovo se vi fossero nel suo territorio altre chiese, dichiarava esservi anche la "ecclesia S. Lucie de Monte Orsello"; una situazione non dissimile è ribadita nella visita pastorale del 1574, quando della chiesa si riporta anche la rendita. Probabilmente i cabbiesi erano riusciti, nel corso del tempo, ad accaparrarsi i terreni del vecchio Monte Orsello più vicini a Cabbia, compresa la zona dove sorgeva la chiesa di Santa Lucia. Successivamente, quando occuparono anche un'ampia porzione del monte Brignola, che nel catasto del 1576 risultava di pertinenza della chiesa della vicina Cesaproba, insorse una lite giudiziaria, che venne tuttavia risolta nel 1579 a favore di Cabbia. Si legge "nel 1576 già si trovava descritta in Catasto una porzione di novanta quartari della Montagna di Brignola di possesso della Chiesa di S. Maria di Cesaproba, ma insorta sopra di ciò controversia coll'Università di Gabia, nel 1579 l'Uditor Generale Bajardo nell'Aquila decretò a favor della prima". Tale frase, che in questa formulazione farebbe pensare che la lite fosse stata risolta in favore di Cesaproba, va invece letta insieme all'indicazione "bibliografica" riportata nel margine del manoscritto: extract. Catast. 1576 in Act. Lit. int: Univ. Gabiae et Caesaeprob...". è l'intestazione della lite "inter universitatem Gabiae et CaesaeproStefano bae" che fa capire che "in favore della prima" significa in favore di Cabbia, a dispetto del precedente accatastamento. La porzione aggiudicata corrispondeva a 67,5 ettari (1 quartaro = 12 coppe; 1 coppa = 625 m2). Effettivamente la maggior parte del Monte Brignola, ora Monte Gabbia (m 1497 slm), appartiene ancora al paese di Cabbia."
La risoluzione della disputa può aver fatto percepire la Costa di Santa Lucia come il limite estremo del territorio del paese e la chiesa di Santa Lucia venne di fatto definitivamente abbandonata: al culto della santa, per altro, era già stato dedicato da decenni nella chiesa parrocchiale un altare con relativa rendita. Una tradizione orale inedita conserva forse una memoria delle controversie con Cesaproba e anche della loro ricomposizione. Essa recita, in forma semimetrica: "La Caja e Cisaproe hau refatta pace, povero Montorsellu dove giace".

Confraternita del Rosario
Nel 1578 esiste in paese una "Confraternitas Rosarij nuper facta", appena sei anni dopo l'istituzione della festa di Santa Maria della Vittoria (poi festa del Santissimo Rosario) da parte di Pio V Ghislieri in seguito al trionfo sulla flotta turca a Lepanto (7 ottobre 1571). L'istituzione della confraternita a Cabbia può essere un riflesso della presenza all'Aquila, nel 1573, di don Giovanni d'Austria, vincitore di Lepanto e fratello di Margherita d'Austria. Madama d'Austria era governatrice della città dell'Aquila dal 1572 e feudataria dei cosiddetti Stati Farnesiani d'Abruzzo, di cui anche Montereale e il suo territorio facevano parte.

PERIODO 1600-1900

Settecentocento
Nella corografia abruzzese risulta che il più grande imperatore che la storia di quei tempi ricorda, cioè Carlo V, il quale per una serie di sventure dinastiche ereditò il trono di Spagna dalla nonna Maria di Borgogna (e quindi anche il Monte Regalis) ed il regno asburgico da parte del nonno Ferdinando il Cattolico, è passato nelle nostre terre con i suoi eserciti ed ha eletto la sua sede momentanea nel Castrum Montis Regalis.
La comunità passò poi ai Farnesi e nel secolo (XVI-XVII) ai Medici. Fu l'avvento del malgoverno Spagnolo che insieme al tragico terremoto del 1703 segnò la fine della sua fama. Da quel momento le genti della comunità di Montereale e della fiorente città dell' Aquila che per secoli si erano distinte non soltanto per l'agricoltura e l'allevamento, la pastorizia e l'industria, ma anche per l'arte della guerra, subirono passivamente le vicende storiche ed il dominio degli Spagnoli e dei Francesi, fino all'unione d'Italia.

Ottocento
Nella seconda metà dell'ottocento sempre per la posizione geografica in cui il paese si trova, fu molto accentuata la piaga del brigantaggio. Il resto è storia contemporanea...

Novecento
Una prima notizia riportata dell'epoca, è relativa ad una visita pastorale del 1906 del Vescovo di Rieti, durante la quale il cameriere cadde dalla cavalcatura, a causa delle precarie condizioni della mulattiera che univa Cabbia a Cesaproba.

ECONOMIA AGRICOLA

È possibile affermare, pur con la dovuta cautela, che sia stato l'allevamento, di ovini in primis, la maggiore fonte di reddito del paese. E che accanto all'allevamento sia stata ovviamente praticata, nei pianori e sui pendii meno scoscesi, un'agricoltura che pur faticosa non deve essere stata di pura sussistenza. Tali attività devono aver infatti reso possibile l'accantonamento di capitali adeguati alla realizzazione (e alle successive modifiche) della parrocchiale, della chiesa di San Rocco e del fontanile di cui si è appena detto. Queste considerazioni possono essere lette anche alla luce di alcuni cenni sulle condizioni economiche del Monterealese che il settecentesco Antinori aveva estratto da un documento manoscritto del 1562: "lo stato di Montereale... abbonda di grani, lini, marzoli, legumi, biade, e bestiami; le altre ville sono situate in monti non infertili. Fanno a 29 di settembre dì festivo a S. Michele Arcangelo celebra fiera di bestiami giovani, e vi è concorso di genti dello stato Romano, e del Regno. Vi si esercitano le arti di lane, di spezierie, di merci, calzolerie, sartorie, macelli, pizzicherie, e simili".